Urbanistica

I Figli di Taranto

Le Manifestazioni

Le temo, non sempre, ma le temo.

E quella del 7 aprile l’ho temuta, e continuo a temerla, di più.

Temo un movimento di opinione e di pensiero che rischia di avere solo un’opinione, derogando al pensiero. Temo una logica feroce delle persone che erano a quella manifestazione, molti dei quali miei amici e colleghi. Una logica secondo la quale “la fabbrica” vada chiusa senza se e senza ma. La logica di una città che ha sempre ragionato di pancia, guidata dai soliti.

Quella di ieri era una manifestazione borghese.

E aveva tutti i tratti del sistema che si erge a difesa di se stesso.

Una manifestazione troppo composta, fatta da gente che ha interessi nella città e sta chiaramente usando il proprio potere, salendo su un carro nobile, quello dei movimenti e dei comitati, per scardinare qualcosa, o qualcuno.

Guardate i volti di quella prima fila. Camici bianchi.

Quei camici bianchi che erano entusiasti alle cene elettorali della Di Bello.

Quei camici bianchi che – salvo alcune rare eccezioni – su Taranto hanno fatto la fortuna della sanità privata.

Quei camici bianchi che, più gilda medioevale che professionisti, oggi usano la fabbrica a pretesto della loro nuova verginità ambientalista.

Ciò che gli anglofoni chiamano greenwashing abita a Taranto.

E i comitati? E gli studenti? Tutti appiattiti su posizioni ottuse e stupide

e soprattutto:

gli operai?

Taranto era terra di emigrazione. Chi studiava andava al nord, chi a fare il giornalista a Roma, chi l’ingegnere a Torino, chi all’estero.

I figli della buona borghesia, invece, ora sono tornati, e si stanno proponendo come la classe dirigente della futura Taranto, quella che oggi muore e domani arricchirà le tasche dei colletti bianchi (guardateli, i figli di Taranto) a spese della classe operaia.

Ecco la situazione di Taranto.

I figli della classe operaia sono soddisfatti nella loro attitudine al consumo, e i figli della classe dirigente sono pronti a prendere i posti dei padri (dov’erano le manifestazioni, sotto la Di Bello?), ripuliti e inorgogliti del loro aver lottato per una scelta saggia. Dormiranno tranquilli.

Guardateli oggi, i figli di quelli che ieri entusiasticamente votavano per i Cito, per i Fitto, per le Di Bello, e giudicate se non sono saliti su un carro, uno qualsiasi. E guardate i figli degli altri, i figli della fabbrica, pronti a difendere lo stipendio invece del lavoro, pronti ad arruffianarsi il padrone contro gli operai delle ditte.

Leggi Engels, scopri che nel 1854 la situazione era la stessa: il più grande alleato del padrone era la classe operaia, e chi lavorava per la classe operaia, magari borghese, era odiato dal padrone, dai borghesi e dagli operai, e rileggi Taranto

Vedi I Compagni di Monicelli, e rileggi Taranto.

Leggi le lettere di Pietro Gori, o i saggi di Cafiero, per restare in Puglia, e rileggi Taranto.

La bella Taranto, e la sua bella rivoluzione borghese.

M.S.

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