Diario da Weimar

Forse mi serve uno schemino

Dunque è vero! Mi si portino gli schemini!

Dunque è vero! Mi si portino gli schemini!

Mentre Gianni Pittella al Parlamento Europeo pronunciava uno dei pochi discorsi degni dell’emiciclo blu, una richiesta per non lasciare l’Europa in mano ai burocrati istituzionali e alle oscene considerazioni sul debito greco, in un discorso che volontariamente non citava la signoramerkel, nella sua casetta, o nel suo studiolo, la sua colleghina di partitino a Roma, tale Malpezzi, preparava il suo discorsino ironico per difendere la riformina della “Buona Scuola”, cioè la riforma che infiocchetta la brutta scuola di prima e le da qualche esile speranza a fronte di tanti schiaffoni.

La riforma in sé non sarebbe manco malaccio, se non fosse per il fatto che lo Stato rinuncia al suo ruolo di garante in nome di un’autonomia farlocca. In altre parole i presidi, già così ebbri del loro potere, avranno altri poterucci, fino a diventare tanti piccoli ras della loro scuola. Niente di nuovo, basti pensare all’attuale situazione dell’università. In questo modo anche nella scuola, finalmente, si potranno gestire le clientele alla luce del sole. Oh, era ora!

E non parliamo dei soldi che non-ci-sono-ma-giuro-che-ci-saranno-potessero-acciaccamme che sono stati destinati all’edilizia scolastica. 4 miliardi di euros che sicuramente aiuteranno le scuole ad essere decenti. Intanto il più prestigioso liceo di Taranto, l’Archita, è ancora semimballato da una decina d’anni in una struttura postmoderna di teloni e ponteggi. Christo scostati.

Ma torniamo alla nostra piccola Bartleby la scrivana.

Nella sua stanzetta, la nostra preparava il suo discorsino livoroso, contro i gufi, contro gli altri, contro le contestazioni, tutta prona al suo caro leader, tutta estasiata dall’idea balenata in testa.

L’indomani, alla Camera, era stupenda. presa la parola, nel suo tubino nero da cui emergeva l’abbronzatura e su cui spiccavano gli occhiali, anch’essi neri, era pronta a dar battaglia “avete paura”.

D’un tratto la sala tornò ai tempi bui. “Perché avete paura! Perché scappate!” disse una voce dalla destra “Forse al Messico si usano fare le elezioni non con le schede, ma col coraggio di fronte alle rivoltelle. E chiedo scusa al Messico, se non è vero! ” rispose il giovane deputato socialista.

E poi la fine: “Vi facciamo gli schemini” disse la giovane deputata renzina, mentre la sua colleghina accanto si sboccacciava in risolini e sguardini. Che ridere! Che veemenza! Che abilità di prosa, questa giovane tribuna! Neanche Demostene agli Ateniesi!

E invece niente. Il vuoto. La buona scuola propugnata da una povera esaltata, una fanatica tenera, che usa i diminutivi e gli schemini come farebbe una maestrina delle elementari con uno studente che reputa tonto, solo perché non ha voglia e tempo di studiarne il genio. Che tristezza questa donnina cattiva e incazzosa. Che squallore la sua collega che si sbellicava. Quasi peggio di quei deserti umani che brindarono alla caduta di Prodi con la mortadella e lo champagne, quasi peggio di quei saputi del M5S cui le teorie complottiste hanno dato il potere di sapere tutto e affrontare con un fasullo sdegno e con la sufficienza degli sciocchi ogni argomento.

La cosa triste, è che quella donnina sedeva in uno dei banchi su cui un avvocato milanese, lombardo come la donnina, quarantenne, come la donnina, pochi giorni dopo il discorso del Messico di cui sopra prese la parola. E si rivolse ad un suo vecchio assistito in questi termini

“Dunque è vero! In Roma sede del Parlamento, in Roma capitale d’Italia, in Roma faro di civiltà, un deputato dell’ opposizione è potuto essere rapito e non sappiamo se ci sarà restituito. Denuncio il fatto all’Italia, all’Europa, al mondo”

Il suo vecchio assistito era Benito Mussolini, il giovane deputato socialista era Giacomo Matteotti.

L’avvocato milanese era Enrico Gonzales, era il 12 giugno del 1924. Il cadavere di Matteotti fu ritrovato in agosto, alla Quartarella.

Ecco di che si occupa la donnina. Di schemini e di insulti, venendo forse da una scuola, buona o brutta, ma che ha sicuramente omesso di indicarle quel paio di idee per mostrare il proprio sdegno senza per questo rendersi ridicoli. No, onorevole Malpezzi, non è grazie a questa buffa riforma che ci si potrà permettere la carta igienica a scuola. La carta igienica dovrebbe essere garantita dallo Stato che lei così goffamente rappresenta a prescindere dalle riforme, e se pensa che una qualsiasi persona che sappia adoperare il cervello caschi nella sua demagogia allora forse abbiamo davvero bisogno degli schemini, massima espressione del Suo intelletto. Si accomodi al fianco dei suoi colleghi di pantheon, i Di Battista, le Taverna, i Nino Strano, i Giancarlo Cito, i Buonanno e tutti quelli che hanno scambiato l’emiciclo per un circo di ubriachi, per uno speakers corner degli avvelenati.

Per ogni suo schemino, ci conti, ci sarà sempre una eco pronta a zittire lei e le sue banalità.

Dunque è vero!

Saluti da Weimar.

M.S.

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